#pridemilano Il gay pride nulla ha a che fare con la sacrosanta difesa dei diritti degli omosessuali. Con pagliacci sui trampoli e bardati in fucsia e arcobaleno, il  gay pride è un patetico fenomeno di adattamento postmoderno dei costumi al nuovo ordine globalista e post-borghese. Serve a destabilizzare la mentalità dei popoli, a ortopedizzarla in senso post-familiare e iperedonista: per creare gli schiavi ideali, la plebe policroma del totalitarismo glamour del libero mercato. Lo schiavo ideale, scrive Spinoza nel Trattato politico, è colui che agisce per soddisfare il desiderio di un altro come se fosse il proprio. Perché altrimenti i megagruppi multinazionali, ossia quelli che massacrano i lavoratori, finanzierebbero il gay pride? Filantropia? Macché, nuda logica del profitto.


Citazioni

“E la coscienza farà appunto esperienza di ciò che lo Spirito è: sostanza assoluta che, nella perfetta libertà e autonomia della propria opposizione, cioè delle diverse coscienze essenti per sé, costituisce l’unità delle autocoscienze stesse: Io che è Noi, e Noi che è Io”. (G.W.F. Hegel, "Fenomenologia dello Spirito")



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121 pensiero su “Gay pride Milano, l’ennesima pagliacciata postmoderna”

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Diego Fusaro