Il fallimento repentino e inglorioso del governo gialloverde ci impone una riflessione sofferta, ma necessaria. Che fine faranno le aspettative dei tantissimi cittadini italiani che- votando in massa per le forze diffamate dal pensiero unico politicamente corretto (ed eticamente corrotto) come “populiste” e “sovraniste”-credevano di avere compiuto una rivoluzione pacifica in danno dei soliti usurai che da decenni depredano l’Italia? Saranno definitivamente frustrate le istanze di cambiamento radicale che provengono dalla parte più avveduta e sana del nostro Paese? Il rischio effettivamente esiste. I signori della finanza apolide, i padroni cosmopoliti che dileggiano il popolo, bravi nel nascondere per mezzo della retorica sui “diritti civili” il progressivo e implacabile svuotamento dei diritti sociali ed economici, sono riusciti a disarticolare l’esperimento “gialloverde”, esperienza breve ma intensa che aveva dimostrato come fosse possibile costruire un nuovo e più giusto bipolarismo che vedeva finalmente alternarsi forze genuinamente democratiche contro forze palesemente elitarie ed oligarchiche, il basso contro l’alto per usare un’ immagine che semplifica. Di Maio e Salvini avevavo dato l’impressione di poter finalmente archiviare un ordine costituito iniquo e granitico, personificato dalla endemica presenza nei luoghi della decisione dei sedicenti “tecnici”, di uomini cioè che servono gli interessi dei più forti facendo finta di rispettare soltanto regole neutre e inaggirabili. Questa suggestione si è squagliata di fronte alla protevia delle forze della “reazione”. Che fare, quindi? Limitarsi ad assistere passivamente al triste riproporsi di una dicotomia fasulla e artefatta, che alterna una finta destra ed una finta sinistra al fine di chiudere un equilibrio di sistema che tutela in definitiva la destra del denaro e la sinistra del costume non è più possibile. Abbiamo il dovere di offrire agli italiani una proposta politica che dia rappresentanza ai tanti che non vogliono tornare a vivere nel vecchio e fallimentare recinto che ha contraddistinto la seconda Repubblica. Diamo quindi vita ad nuovo partito politico, autenticamente sovranista e keynesiano, socialista, populista e democratico, che difenda i legittimi interessi nazionali senza ledere quelli di nessun altro; che riscopra il valore di una coerenza programmatica oggi umiliata da chi crede di poter dire all’infinito tutto e il suo contrario; che riconcili la cultura con la politica; che funga da cinghia di trasmissione tra il popolo e le istituzioni; che difenda i valori della nostra Costituzione continuamente disattesi da affaristi e globalisti di ogni risma; che riscopra con orgoglio la nostra identità e le nostre radici, senza per questo aizzare sentimenti sciovinisti o fanatici che non ci appartengono. Vogliamo perciò ridare dignità alla politica, che non è necessarimente un luogo insalubre abitato per forza da malfattori professionali, ma il centro nevralgico che guida e indirizza la vita di qualsiasi comunità che vuole dirsi civile, ordinata ed improntata al rispetto della giustiziza sociale. Il 14 settembre a Roma inizia un lungo viaggio, che ci vedrà protagonisti di questo delicato tornante storico. Tutti quelli che vogliono esercitare il loro diritto alla “sovranità” come base della democrazia e dei diritti sociali si uniscono a noi per combattere insieme una battaglia che merita di essere combattuta.
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